Tuh, tuh, tuh...l’emozione del primo battito
Il mondo è una ruota che gira e se ciò avviene, ecco che un “grazie”
lo dobbiamo alle nostre mamme, nonne, bisnonne e così via. A proposito, la
nostra diventerà trisnonna!
“Se le darai una casa, lei ne farà una famiglia. Se le darai
del cibo, lei ne farà un pranzo. Se le darai un sorriso, lei ti darà il suo
cuore. Se le darai un seme, lei…lei…ti darà un figlio!” Mi piace cominciare con
questi spunti trovati in rete, talvolta utili, talvolta no, ma come in questo
caso, veri più che mai! E se da un lato vi è la parte femminile, è giusto e
doveroso citare anche quella maschile, componente altrettanto integrante per il
successo di coppia.
Questo vuole essere un nuovo inno verso mio marito Fabrizio,
sposato poco più di due mesi fa e a cui sto per dare la gioia più grande,
desiderata, maestosa, indescrivibile di diventare… papà! Ieri, lunedì 11
novembre, in una giornata uggiosa e fredda, per noi reduci dal viaggio di nozze
a Marsa Alam, abbiamo assistito assieme al battito prorompente del nostro
piccolo grande amore che da sette settimane batte dentro di me. Uno scricciolo,
poco più grande di un mirtillo ma dal colore candido, si faceva udire nella
stanzetta in cui mamma e papà intrecciavano i loro sguardi commossi.
Il
miracolo della vita l’avevamo davanti ai nostri occhi, moltiplicato su due schermi
che ne delineavano i contorni, mediante il sacco vitellino, termine tecnico già
ben dolce e tenero per indicare il nido in cui vive il nostro feto amoroso. Una
sorpresa svelata, per metà, in Egitto, durante gli ultimi giorni del viaggio. Oltremodo
una sera, un commerciante di Port Ghalib, guardando me e poi mio marito, disse
fiero che “l’aria di Marsa Alam vi avrebbe fatto bene, soprattutto per il primo
figlio”. Noi, con quel segreto non ancora certo, ci scambiammo un bel bacio sotto
le stelle cadenti”.
La loro vita, fatta tra cammelli e cavalli sulla spiaggia,
tramonti mozzafiato, una barriera corallina patrimonio mondiale e il nostalgico
deserto, mi ha lasciato un nodo in gola che ad oggi traduco così: in quella
terra così lontana dalla nostra, mentre facevo l’escursione a cavallo, il
nostro scricciolo si faceva largo nel ventre materno, cullandosi dal dondolio
della puledra, oppure mentre noi assistevamo ai più bei tramonti del mondo, tu
potevi già farne parte sbirciando dallo spioncino del mio ombelico, e ancora,
mentre nuotavo con tuo papà sempre felice e spensierato, tu venivi bagnato dall’acqua
salata in cui vi nuotavano delfini, tartarughe e pesci colorati!
Il deserto,
sulla strada di ritorno, assumeva un’aria speranzosa e non più nostalgica…lo
guardavo dalla navetta in modo diverso, perché sapevo che quella strada ci
avrebbe riportati a casa, tutti e tre insieme!

La tua mamma
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