Un viaggio a porte chiuse, all’interno dei rinomati acronimi.
Alle porte di ottobre, l’aria che si respira da qui dentro, non cambia. Non cambia semplicemente perché i reparti protetti, non hanno la possibilità di tenere le porte aperte quando lo desiderano, anche se l’entourage delle pulizie, fa il suo egregio lavoro quotidiano e gli olfatti apprezzano. Ma non si intende certo l’aria fresca di primavera, bensì il clima respirato dai ricoverati. Nelle realtà di SPDC, acronimo di Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, la libertà è dovutamente limitata: quando un paziente fa il suo ingresso, sa che durante tutta la durata di degenza, ci saranno regole ben definite. E’ un momento delicato, acuto, che richiede la massima discrezione da parte del personale ed una certa quiete da…respirare. Anche un ‘come stai?’ può far risuonare alla mente un pensiero più o meno bello. Ciò che si vocalizza, non sai mai quale corda può toccare: se chiedi cose specifiche, imparerai solo con l’esperienza, a rimodularti. ‘Quando vuoi, io sono qui’, e’ probabilmente ...