La dote innata di Sara
Nei suoi 27 anni, gli ultimi 10,
Sara ha scovato un tesoro nascosto dentro sè. Meserese ma originaria del
Sud, Sara Donatiello coltiva la più grande passione nella sua stanza:
la pittura.
Quanti di noi, nella tenera età, si cimentava a disegnare grandi e
simpatici scarabocchi colorati, uscendo anche dal foglio di lavoro e
sbavando la tavolozza dei colori? Tutti, o quasi. Quanti di noi, invece,
sui banchi dell'asilo, era in grado di scopiazzare dai libricini per
fumetti, un disegno vero e proprio, riproducendone la copia? Pochi,
molto pochi. Sara Donat(i)ello faceva parte di quel ridotto numero di
bambini che, un giorno, avrebbe messo all'opera il talento innato,
rendendolo visibile a tutti, regalando arcobaleni di emozioni. "Da
piccola ero solita ritrarre i cartoni animati che trasmettevano in tv,
compresi manga e i paesaggi, ma in prevalenza i cartoon", introduce la
giovane artista che nel corso degli anni, prendendo in mano i pastelli
nel tempo libero, intraprese l'indirizzo scolastico 'grafico
pubblicitario'. Null'altro. Solo il diploma per l'indirizzo
pubblicitario e niente corsi di pittura o studi sull'arte. "Ricordo come
da un giorno qualunque nel corso del terzo anno, ebbi un chiarore",
racconta Sara emozionata nei suoi ricordi adolescenziali, "un compito in
classe, richiedeva uno schizzo pubblicitario da presentare e così,
decisi di dar vita a due giovani, in una posa di attrazione e quindi
molto espressivi tra loro". Fu questa la chiave dello scrigno che
custodiva il prezioso dono di Sara: la pittura e la strada del ritratto
in bianco e nero. "Tutto ebbe inizio con il volto di un'attrice indiana,
Celina Jaitley", spiega l'autrice, "le caratteristiche che facevano di
questa donna una bellezza eterea, erano la collana sfarzosa, tempestata
di gioielli e i vestiti tipici orientali". "Una sfida difficile e
impegnativa, quella di potermi esprimere liberamente su tela e senza
clessidre da rispettare... tutto nella quiete più naturale della Terra,
nella stanza di casa mia", sottolinea Sara che definisce il disegno
un'evasione dal mondo, in cui la mente si svuota e non esiste più
nulla". A far danzare le curve dei ritratti ad olio di Sara,
specialmente nelle onde di capelli (parte più difficile), è la musica,
conservatrice di un ruolo fondamentale in cui rivela sensazioni e umori,
sprigionando la persona che vorrebbe essere in quel preciso istante.
"Ciò che pitturo con più entusiasmo è il volto delle persone: se una
persona sorride con la bocca, non è detto che lo stia facendo anche con
gli occhi", esordisce la pittrice che dalle fotografie, lasciatele da
parenti o conoscenti, svela autentici capolavori. "Il motivo per cui
preferisco riprodurre i volti da immagini, piuttosto che dal vivo, è
legato alla staticità: dalla fotografia si ricavano tutti gli stati
d'animo di quel momento, mentre nella realtà di un soggetto davanti a
me, il volto può sottoporsi a mille tensioni e non risulterà mai
attendibile quanto da uno scatto", sottolinea la pittrice. Sara disegna
per pura passione, ispirandosi ad un certo Rob Hefferan, padre di tele
artistiche da sembrare fotografie e a Dan Gerhartz, affermato artista e
fotografo. Per la giovane pittrice, non vi è l'intenzione di alcuna
competizione, "perché questo lo lascio volentieri ad artisti migliori di
me", confida. Durante l'intervista, alla pagina Facebook Sara
Donatiello, sfoglio la galleria dei ritratti che ha realizzato e mi
soffermo un'immagine piena d'amore,... un padre fiero della sua piccola
da poco venuta al mondo. Erano zio e nipote di Sara in bianco e nero.
"Mediante un'associazione che mi contattò sui social, è capitato che uno
dei miei ritratti venisse scelto per l'esposizione in un agriturismo in
Umbria, ma a seguito di quell'esperienza, capii che il mio obiettivo
era semplicemente trasmettere emozioni, senza necessariamente dover
partecipare a fiere o cose di altro tipo", conclude Sara. A scorrere i
tantissimi volti di Sara, si pensa, inevitabilmente, a chissà quale
Accademia possa aver preso parte, eppure con la tecnica a carboncino,
matite e caffè, Brigitte Bardò mi pareva in carne ed ossa!
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