I primi sei mesi della mia mamma e della sua… tazza!



Da quando ho scritto l’ultimo pezzo dedicato a te, è passato qualche mese. Nel frattempo, abbiamo festeggiato il Natale coi parenti più stretti, ci siamo incontrati attraverso lo schermo del nostro dottore, ci siamo incantati davanti a vetrine con abitini per neonata, ci siamo dedicati a lunghe passeggiate per la tua salute e quella della bilancia da tenere sotto controllo, ma purtroppo, insieme a tutte queste cose belle e il vomito in tutte le sue sfumature, non sono mancati i malesseri tipici della gravidanza! Tra questi, c’è un’altra cosa che la mia mamma ha scoperto di avere in comune con la cara –bis- nonna Enza… la scialorrea, a molti sconosciuta.
E che cos’è costei? Di seguito, ti riporterò alcuni episodi da farti ridere a crepapelle!
Sui vari forum, neo e future mamme, si scambiano consigli ultili ed esperienze che, a volte, possono interessare, così come per le preoccupazioni che normalmente accompagnano, anzi, ci accompagnano durante questi lunghi nove mesi. Un giorno di dicembre, mi è capitato di leggere alcune righe riguardanti lo stesso disturbo che sto affrontando io, ma in modo decisamente negativo. Gestanti che si barricano in casa per l’imbarazzo di intrattenere relazioni a tu per tu, donne che hanno smesso di avere una vita sociale, anche coi parenti più cari, per via della scialorrea. E via dicendo. Io, però, più che interagire a pc, preferisco interfacciarmi visivamente con chi ci è passata prima di me o chi lo sta facendo nel mio stesso modo e tempo. Difatti, non vedo l’ora di cominciare il corso pre-parto a cui parteciperò tra qualche settimana!  Prediligere un canale simile, cioè quello che ti permette di scambiare due parole con gli iscritti in palestra, con una parente, un’amica, torna molto più utile, sempre a mio modesto parere, che su di un sito le cui utenti non si conoscono neanche fra loro. Oltremodo, se c’è un consiglio che ho scelto di fare mio e donarlo preziosamente a chi me lo domanderà in futuro, arriva proprio dalla mia super nonna materna: “ogni esperienza è a sé, ogni corpo è a sé e ognuna la vivrà a suo modo”.
Non poteva rassicurarmi con parole migliori, lei che come me, quasi cinquanta anni fa, dovette fare i conti con un disturbo rarissimo, i cui motivi restano sconosciuti, così come i rimedi: la scialorrea. Sì, costei porta una salivazione abbondante, chiaramente transitoria e limitata al solo periodo gestazionale, ogni sei/sette minuti, ti costringe a “sputare” in un fazzoletto e nascondere furtivamente. Nascondere, mah, perché? In un fazzoletto dove “scappa-tutto?” No, se il disturbo ha deciso di alloggiare comodamente in me, ecco che anche io mi sono attrezzata secondo le mie comodità! Una tazza in plastica. Punto primo perché avendo il manico, non senti il peso della saliva che ahimè può essere fastidiosa, punto secondo… è gialla e fuxcia, stilosissima! Mi sono fieramente adoperata con essa. Minnie (da quando so di essere in attesa di una sana femminuccia), alla guida di una Spider fuxcia, è la nostra tazza salva-sputo! Al suo interno, un bicchiere bianco, ha il compito di tenere alla larga i curiosi che per i centri commerciali allungano gli occhi, o si domandano perplessi se viaggio con una tisana calda o peggio,… faccio le elemosina! In realtà, vi è conservato un prezioso muco di esemplare donna… gravida! Altresì, ho scelto una simpatica spiegazione, che possa rendere meno imbarazzante la stessa e sia così di conforto a coloro che si trovano a convivere forzatamente e specie di notte, come un lama. Difatti anche mio marito, ci ride su, come un perfetto compagno di vita, esordendo un giorno con “ho sposato un lama, fantastico!”.  
 Lui, il mio Fabrizio e padre della nostra primogenita Lucrezia, si attrezza con scorte di bicchieri, dato che ogni sera li butto, escogita modi utili per affrontare la difficoltà e INSIEME, lo si supera ogni giorno. Non sembra, ma la lunghezza dei nostri baci, ormai è strettamente condizionata dalla salivazione esuberante che si insedia tra noi. Mannaggia, non ci voleva! Ma una riflessione su questo è doverosa: abbiamo ancor più potenziato il linguaggio non verbale, quello fatto di “mmmh, mmmh, mh”, praticamente i versi di quando non ho il bicchiere sottomano e devo farmi capire. Lui è abile, intercetta ogni frase, che bravo! I nostri sguardi sono complici e innamorati e questo a noi basta. Quel giorno in cui la scialorrea farà le valige, guarderò Minnie scuotendo la testa con un accenno di sorriso. Perché quel che rimane, alla fine, è la capacità di averci saputo ridere su, sdrammatizzando e creando alternative ben pensate, raggirando così il problema. Ripensando alla frenata improvvisa che dovetti fare in auto perché un passante si buttò, sorrido per la scena della tazza volante in cui Minnie atterrò sul freno a mano, annacquando quel che di possibile c’era lì! Momenti tragicomici!
Anche per il mio ventottesimo compleanno, Minnie era lì, perfettamente integrata con me e i presenti, al centro tra marito e sorella che la sorvegliavano ogni qualvolta la prendessi, per assicurarsi che il suo lavoro venisse svolto correttamente!
E cosa c’è di più costruttivo e intelligente, se non prendere con sorriso un disturbo, una carenza, un difetto, un qualcosa che magari davanti agli altri si ha la paura di esibire perché possibili vittime di derisione?
Ricordiamoci che ci si deve vergognare dei brutti gesti e cattive intenzioni, di chi spesso non accompagna la propria partner in questo cammino, denigrandola o lasciandola da sola, di chi ha vissuto sola i malesseri, senza le coccole dei propri cari. Un mio pensiero, lo rivolgo proprio a quelle donne che non hanno avuto la mia stessa fortuna. Io, oggi più che mai, sono fiera dell’uomo che ho sposato, sempre presente ad ogni visita, partecipe di ciò che avviene, attento verso quel che mangio (perché mangerei sempre!), ottimo sdrammatizzatore, comprensivo e coccolone soprattutto verso la nostra creatura che gli comunica il suo amore con i calcetti! 
E poi, non potrei mai scordare (e per questo ho scelto di tenere tutto sul mio blog Vite in Matrioska), quella risata incessante che ci fecimo nello studio del dottor “Mastrolindo”, che nel momento concitato tra cappotti e cartelle cliniche, il bicchiere si rovesciò sul pavimento. Un sussulto, poi il silenzio. Lei, la tazza, rumorosa perché piena. Il medico, si affrettò nel raccoglierla, abituato probabilmente, e noi non potemmo che guardarci, come sempre, complici e sorridenti!

Alla prossima puntata




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