Il mio primo lockdown

 Non so l’abc italiano, figurati l’inglese, eppure questa parolina, tutt’altro che spensierata, mi è (ri)suonata familiare sin dal grembo materno. Nelle visite, i papà non erano ammessi e anche quando sono nata, a controllarli con la clessidra, c’erano le donne dell’ospedale. FortuNATAmente, ho fatto il pieno di coccole con la mia mamma, lei negativa per partorirmi a Magenta, anche se mi era da subito apparsa come una persona positiva. E da qui, si spiega quanto il mondo stia andando al contrario e quanto fossero forti le madri.  

Ah, dimenticavo le formalità: sono Lucrezia B. (mi alleno per la scuola) e domenica scorsa ho compiuto quattro mesi, anche se in realtà, ho qualche “giorno” in più. So molto poco della vita, ma tanto del 2020: una pandemia mondiale, ha colpito duramente anche la nostra penisola a forma delle scarpe preferite di mamma, le nostre regioni, le nostre province e, come dice spesso papà “per non farci mancare nulla”, da qualche giorno, siamo nella “zona rossa”. E io che credevo che nel mio nido, ci facesse parte solo la categoria dei bebè, tra cartoni disegnati animatamente da mia mamma, simpatiche melodie e fiori sorridenti! Invece no, in questa (s)confort zone, ci rientrano anche i grandi, ma non perché hanno fatto la cacca addosso, (ha chiarito la mamma), e neppure perché l’hanno scelto loro e infine,… neanche per punizione! Ma allora, come mai? Qualcuno deve averla fatta grossa, e non quella roba lì, a quanto pare. Beh, quando – sento - il tg, non riesco a dire t.e.l.e.g.i.o.r.n.a.l.e perché è troppo noioso, senza farmi beccare dai miei, allungo gli occhi verso quei signoroni in giacca e cravatta, con alle spalle un telo verde bianco e rosso, ah sì, la nostra bandiera, mi accorgo che nulla di buono promettono, giacché papà guarda attonito la mamma. Poi, quando al posto della plebe chiacchierona, vedo lunghi camici bianchi, fare tanti fatti e poche parole (e correre a destra e sinistra), ecco che alla mia mamma scende un velo di tristezza sugli occhi, anche se cipolle oggi non ne aveva tagliate.  

Nel frattempo, mamma sbircia il cellulare per vedere qualche messaggio, tra cui dal gruppo “Una mamma per amica”, dove da lì, spesso, sbucano i miei amichetti, ma ancora non ho capito come fanno! Adesso non possiamo vederci, purtroppo, però mamma è in contatto con loro e dice che non appena la zona rossa diventerà bianca, potremmo riabbracciarci! La nonna Illy, come l’articolo ma più grande, tenta di farci una video chiamata, ma mamma rinvia perché ha le bolle di sapone tra le mani.  Ai nonni manco tanto, lo so, difatti mi guardano sempre tra le foto e a me fischiano le orecchie. E' un vero peccato, non potersi frequentare, anche solo ritrovandosi davanti al camino tutti insieme, con la tisana da sorseggiare e io col solito latte per poppanti. 

Tornando al pranzo, spesso, si finisce di sentire il notiziario, a ridosso del caffè all'aroma che più si addice al momento, a cui i miei non dicono mai di no, quasi come un momento unico per ritagliarsi un minuto dolce, al posto dei dessert che ora, a causa della dieta, non possono toccare. Mamma si è ingegnata con gli esercizi a casa, lei che mi aveva presentata a mezza palestra, affezionata alle sale fitness ancor prima di scoprire che io vivessi in lei. E così, mentre mima qualcuno dal cellulare, anche lì, mistero! 1,2,3 io mi diverto nel vederla tra le braccia del mio papy! Non so perché non ha partecipato a qualche talent, ma non per il corpo, per la battuta! Ok, basta complimenti, se no mi consuma le guance. Poi, tocca a noi e alla baby dance e lì,… si vola! “Una zebra a pua” la sentiamo almeno cinque volte al giorno, tant’è che me la sono immaginata anche in casa, ma forse di questi tempi, è cosa normale. Quanto ci piace passare le ore una attaccata all'altra, mentre papà accudisce i miei fratellini marini: i pesci! Sbirciando dalla finestra, ci accorgiamo che sta uscendo il sole e così, al cambio gomme (modo raffinato per indicare il pannolino), sbuca di nuovo quel sorrisone che contraddistingue la mia mamma e a me, riesce più chiaro leggerle il suo amore! Papà, a casa con noi a causa del virus che ha portato via il lavoro a tanti come lui, ci raggiunge col biberon, attualmente modificato in bidenron (mamma filo americana sta seguendo le ultime battute delle elezioni a stelle e strisce) e così le piace terroNizzare la dialettica! Sì applaudite, intanto butto giù un sorso caldo! Dopodiché, mamma mi prepara per uscire all’aperto e lì, come se intuissi, riprendo a sorriderle con le gengive ancora macchiate di latte. Pronti? Yes! Ciuccio? Preso. Cambio?  L’ha fatta prima. Cappellino? Fa caldo ma lo tiro su. E questa short o long list, la sento ripetere come le mie puzzette! 

Bene, ma non troppo: papà ha sollevato la testata della mia culla, così posso osservare altri mammiferi con qualcosa che copre loro la faccia, le cosiddette mascherine (chi nere come banditi, ops, anche i miei le indossano, fluo per essere fermati per primi dalle forze dell’ordine, chi con cani finti per fare pipì, battuta suggerita dalla mamma e tante altre cose a norma che a me sembrano indecenti…) e allora, ecco che vorrei tornare giù, sdraiata, a godermi le foglie d’autunno muoversi col vento, il cielo azzurro, le nuvole che fanno girotondi incredibili, uccellini che giocano a ce l’hai e tanto altro che il mondo, ora, ha smesso di guardare.

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