Vi presento l'uomo del bis: Antonio Pilato

Quando fai il suo nome, è tutto "maxi". Di singolo, ha solo la sua splendida fidanzata, Valentina. Potrebbe sembrarvi un indovinello stile Capitano Lessing in "La vita è bella", ma non lo è. Anzi, non paragoniamoci proprio! Riprendendo: l'autore di oggi vi sorprenderà. Una Laurea? No, grazie, tre. La risampa del suo libro? Più di tre volte. Altrettanti hobbies e sogni. Del resto, con un cognome così...

Buona lettura!

 

1) Antonio Pilato, psicologo e pedagogista, scrittore e sognatore, mente e cuore. Partiamo per ordine: chi ti senti in questo preciso momento? Più lettore o scrittore? Più psicologo o più paziente? Ti guida più la mente o il cuore? Motivaci come meglio credi. 

"Chi sei tu?" è una domanda 'brucaliffica' che può apparir banale, ma che in realtà rappresenta uno dei dilemmi più complessi dell'esistenza umana. Chi mi sento? Mi sento un uomo, semplice e al contempo complesso, che divora libri e che genera scritti, psicologo nella mente e pedagogista nel cuore,... sento di essere qualcuno che può fare la differenza... la differenza con se stesso, chiaramente, per poi poterla di conseguenza fare col mondo.

 


2) La figura dello psicologo, oggigiorno, equivale ad un perno per la nostra società. Io in primis, complici due cari cugini che esercitano la professione, vi stimo moltissimo. Quanto è complesso svolgere tale mestiere (se lo è per te, chiaramente) e cosa significa mettersi al servizio del prossimo? Mestiere... professione... questo secondo i sofisti. In realtà, ci sono 'lavori' che secondo Socrate sono degli stili di vita, dei 'modi di essere' e lo psicologo è senza dubbio uno di questi. Aiutare il prossimo dovrebbe derivare da un rilevante contenuto di etica per la nostra vita: chi è laureato in psicologia ci aggiunge semplicemente il comportamento e i processi cognitivi.
Da esperto in relazioni umane, quanto si è perso di "umano" e come si può recuperare?  
In realtà, la dimensione 'umana', anche a fronte di quello che è successo in quest'ultimo anno, anzi... anni, non ha subito dei cambiamenti interni: quando l'essere umano si trova in determinate situazioni ostiche, reagisce come sta reagendo oggi. Quello che son cambiate sono altre cose, come il nichilismo nelle nuove generazioni che Galimberti definisce 'ospite inquietante' oppure il rovesciamento del binomio rispetto-paura: oggigiorno infatti, a un numero crescente di persone più piccole di noi viene sempre più insegnato, indirettamente, ad aver paura di tutto e rispetto di nulla. Come diceva il grande maestro Manzi, a tutto c'è una soluzione e anche la sola ricerca di questa rappresenta il primo passo verso la risoluzione del problema. Poche chiacchiere: ridurre l'attrito iniziale e partire!

3) Incubi grotteschi di esiliati sognatori, edito Mario Vallone Editore, è la tua raccolta di racconti horror che sfocia nel weird ed è andato in ristampa più volte. Cosa ti affascina del tetro e dell'occulto, se vogliamo? Nella stesura di questa raccolta, a chi sei ispirato? 
 
 

 
Fin da piccolo ero un appassionatissimo delle atmosfere horror e leggevo la collana di 'Piccoli Brividi' con grande curiosità. Ciò che mi affascina di più è che di fronte all'ignoto io mostro curiosità, non paura. Per quanto concerne l'ispirazione, devo ammettere che non ho uno scrittore preferito, ma una cerchia di scrittori da cui traggo ispirazione specialmente per la contestualizzazione dei miei racconti. In questa cerchia inserisco senza ombra di dubbio Stephen King, al quale ho dedicato la mia terza tesi di laurea, poi i suoi due maestri, ossia Edgar Allan Poe e Howard P. Lovecraft che hanno creato la Bibbia dell’horror e, per finire, l’unica autentica reincarnazione di questi due, ossia Thomas Ligotti. Ho poi una schiera di tanti altri autori che amo, quali Clark A. Smith, Agatha Christie e Haruki Murakami.
La figura del sociologo, quanto influenza le relazioni con i tuoi lettori? A riguardo, cosa vuoi raccontare rispetto alle recensioni che via via si sono susseguite? C'è una critica, buona o meno buona che ti ha fatto effetto? 
Premetto che non sono un sociologo, ma un pedagogista (oltre che laureato in psicologia), quindi l'influenza non la conosco, ma sicuramente vi sono dei processi sociali interessanti: ho ricevuto moltissime recensioni e devo ammettere che non c'è stata ancora alcuna critica, purtroppo; dico "purtroppo" perché so che un primo lavoro in letteratura, a prescindere dalla conoscenza che uno possieda, non può essere perfetto e i punti critici per migliorare sicuramente gioverebbero alla mia narrativa. Invece, mi sono ritrovato persino a far appassionare alla letteratura horror, e in particolare 'weird', persone che l'avevano sempre disprezzata. Sicuramente tutto questo è motivo di orgoglio, ma sono sempre aperto a critiche, purché siano costruttive e che non cadano nel canonico pettegolezzo che spesso mi capita di leggere in merito ad altri lavori su social tipo Facebook.

4) Antonio, potresti stare un mese senza penna o senza consulenze psicologiche? Nel tuo periodo sabbatico, invece, a cosa ti dedicheresti? 
Difficile che ci riesca, essendo una persona molto attiva, dinamica, nelle varie 'terre astratte' della vita. Pertanto, il periodo sabbatico non è contempleato nella mia vita.
Recentemente hai presentato il tuo libro in piazza, con il pubblico presente. Le tue emozioni?  
E' stato bello, bellissimo, poter raccontare il proprio pensiero romanzato nella letteratura a un gruppo di persone presenti dal vivo. Fra le mie emozioni la gioia ha sicuramente prevalso.

5) Attualmente, tra psicosi, carestia, crisi economica, le persone sembrano aver perso la loro identità e a tal proposito, dall'anno precedente, son nati più scrittori che lettori. Tu quando sei nato? Ritieni che la scrittura sia un buon mezzo per rinascere? 
Sdogana qualche pillola di saggezza ai nostri lettori. 
"Se vuoi star bene con gli altri, devi prima imparare a star bene con te stesso. Quindi, se vuoi imparare a scrivere, devi iniziare a leggere." Purtroppo, il colosso dell'e-commerce, con la trovata del self-publishing, non ha fatto altro che creare caos e scrittori esordienti ed emergenti veramente in grado di dare tanto si sono ritrovati nella stessa barca, sul punto di affondare, con veri e propri analfabeti funzionali. Un'altra cosa fondamentale che però non premia il merito è il marketing: puoi essere un genio ed essere pubblicato da un bravo editore ma, se non conosci le giuste strategie per farti notare, resterai un nessuno fra tanti... e con l'aggiunta del self-publishing sarai un nessuno fra tantissimi. Io sono del 1990, ho 31 anni e ritengo che la scrittura fine a se stessa sia un ottimo strumento per rinascere dalle proprie ceneri ma, quando si scrive perché si vuole diventar famosi, ahimé più che di identità è giusto parlare di perdita di dignità.

6) Una domanda allo psicologo che legge (se no si offende se corrispondo solo allo scrittore). Qual è il segreto per non incamerare le storie altrui? In parole povere: qual è il rimedio migliore di un psicologo, dopo otto ore ad ascoltare?  
Siamo esseri umani fatti di carne: lasciare le emozioni a casa è impossibile, scientificamente parlando, per cui bisogna temprarsi come l'acciaio e avere tanta consapevolezza di ciò che ogni giorno ci si può aspettare da chiunque: tempo fa era uno 'state of mind' dello psicologo, così come del medico anche o di altre professioni sanitarie, ma oggi potremmo quasi affermare che tutto ciò tocchi anche allo scrittore.

7) Tra dieci anni, chi sarai e cosa farai?  
Non ho il dono della chiaroveggenza, quindi non potrei rispondere con concretezza. Se usassi invece il condizionale sì: mi piacerebbe che la passione di scrittore diventi una professione.
 
 
 
 
 
 
 
 
Viviana Fornaro Brambilla

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