Cosa desidera per Natale? "Baratto e Cultura, grazie"
Scambiamo due chiacchiere con l'inventore dei libri di pane, intervistato ai tempi della sua straordinaria creazione, presto "rubata" da mezza Italia. "Cambiano i tempi e così cambiano anche i desideri e i gusti", si legge sulla locandina del "Ristorante della Parola". Di seguito, capirete nel dettaglio di cosa si tratta e come avviene questo baratto inedito.
Nel frattempo, Giuliano condivide le ultime fatiche "letteral culinarie":
"Tre
anni fa, proprio di questi tempi, ho scritto "COME FACCIO A DIVENTARE
ALBERO", una richiesta di stringere una nuova alleanza tra la natura e
l'uomo. Poi a settembre, è uscito il romanzo "IO
SONO ANNA". Come nasce il tuo romanzo? "Conobbi una donna triestina, la sua storia mi parve buona per
essere romanzata e così parti l'avventura. La protagonista è triestina.
Io che ci faccio con Trieste?", si domanda l'autore.
"È un tributo che dovevo al nonno. Perchè? Mio
nonno era un ragazzo del 99. Fu chiamato a 18 anni a difendere la
patria proprio a Trieste e sul Carso. Mi parlava della neve, del freddo,
della natura, degli uccelli. Mai della guerra. Ecco, allora promise che se
avessi avuto il coraggio di scrivere un romanzo, lo avrei ambientato a
Trieste. Un secondo motivo è questo. A me piace
cercare e inseguire nei limiti della sua esistenza. TRIESTE confine di
un territorio. Confine di una umanità. È un confine che sana i dolori? È
il confine che sazia le speranze? La protagonista dicevo è una donna.
Che combatte la separazione, la vita, i luoghi comuni. Ma ha un buon
rapporto con il mare, la montagna. Attraversa la natura, si salva da due
tentativi di suicidio", conclude lo scrittore.
"Quest'anno,
volevo descrivere per un giornale, l'esperienza della transumanza. Gli
animali, l'uomo scalano le alture per andare oltre. Cercare che al di là
del valico esiste una nuova possibilità. Erba mentale che rinfresca la
vita. Ma il covid ha sparpagliato questo piccolo progetto. Ma
quest'anno però ci sono", riferisce fiducioso.
"Nel
frattempo, collaboravo con due giornali on line. Mi
piaceva recensire i finalisti dello Strega e del Campiello. Ma ho
pensato: perché non farlo con un mio magazine? E così ho deciso.
Parto
dall'idea che la cultura è incontro. E allora perché non invitare
scrittori, poeti, giornalisti, attori, musicisti". Insomma tutti coloro
che hanno a che fare con la " parola" desidero invitarli a mangiare al
ristorante. "Quando si mangia si è pacati. Non si urla. Si condivide. Ci
si guarda. Ci si comprende. Si discute e si parla col cuore. Il sogno di Giuliano è "trascinare la cultura in provincia". "Molte volte, scrittori, poeti, vanno
sui grandi giornali. E molte volte è un rito referenziale. Io invece
vorrei farli parlare con parole più semplici".
La semplicità è oltremodo quello strumento accessibile a tutti e lui ne è consapevole.
"E poi il mio ristorante della parola fa anche delivery. Consegna a casa libri e poesie. Come?
Molte
volte non abbiamo il coraggio di acquistare un libro. Allora il libro
te lo do io e il prezzo lo fai tu. Mi dai anche l'equivalente del
prezzo. Una torta? Un bottiglia? Perché no. Ci sto. Dunque la cultura è
un baratto. Ti do parole e tu mi dai un dono.
E
poi vuoi una poesia per l'anniversario del matrimonio, compleanno? Ecco
ci sto. Io la creo per l'occasione. Oppure posso declamate la poesia a
chi vuoi tu, nel giorno prestabilito. Il giorno del tuo compleanno io ti
recito la poesia. Che avrai per sempre.
Modo originale e unico".
Oggi, di cosa ti stai occupando? "Ora sto
scrivendo un romanzo. In prosa poetica. Parlo della mia
Sabina, composta di 62 borghi".
Parlo della natura. Parlo del silenzio,
dello spopolamento dei borghi.
Sabina, vestale e schiva. Una collana di paesi e borghi.
Ti percorrono tenendosi per mano. Brevi colline, basse
montagne, adagiate nelle timide pianure della paura
schiene di terra in una costola dell'Appennino , isolato.
Sei una medicina . Che puoi assumere giorno e sera
Giuliano pone delle riflessioni: "A
volte mi chiedo. Sono nipote e figlio di contadini. Quale albero potrà
assomigliare. Quale verbo può coniugare il mio silenzio nei suoi modi
contenuti e nei suoi tempi plurali? Chissà perché
ma preferisco "Colere", dal latino e significa coltivare. Mettere seme,
impollinare. Un'ape che impollina dà colore al bianco e nero. La parola
impollina il silenzio, colorandolo. L'uomo impollina come un albero.
Ognuno crescendo, s'ispessisce aumentando i cerchi. Diventare albero
significa possedere il ciclo della vita. Avere le stagioni significa
mettere fuori al sole le paure, generare foglie e produrre nuovi colori e
nuovi profumi. Posso espandersi d'estate e colorati in autunno. Prima
di sfogliarmi in inverno. L'inverno mi piace. È la stagione della
conoscenza. Le altre stagioni sono un enorme supermercato, aperto giorno
e notte invece l'inverno mi taglia la voce. Mi fa curvare la schiena.
Mi taglia le gambe. Non mi fa camminare ma mi permette di coltivare la
terra che ho dentro. Non ho bisogno di scarpe che odorano di terra e di
letame.
Sono terra di me stesso: il suo silenzio sono io".
Giuliano
quando vuoi vedere l'erba di settembre secca di nostalgia
e sentire la tosse d'asma del ruscello gelato.
La malinconia è il silenzio di chi se n'è andato via
e di chi rimasto ha la porta chiusa.
Ecco,"la mia Sabina"
"Posso
dirti che il romanzo "IO SONO ANNA", mi ha dato la consapevolezza
che posso osare e continuare a scrivere un romanzo. Che bello la
mattina rivedere i personaggi che ti aspettano che tu li saluti. Ci
parli e li fai vivere. Sono li. Sono tuoi. Sei tu in loro".
"In questo nuovo romanzo", confida l'autore, "sento che è il romanzo della consapevolezza, della maturazione".
Noi, non possiamo che augurargli un grande in bocca al lupo!
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