Tanti nomi quante le sue qualità. Signore e Signori: Dana Porter

Quando si ha la stoffa adatta, si passa in rassegna del proprio carattere. Quando si ha anche quello, abbinato ad una buona dose di fantasia e passione per il soprannaturale, a cosa si punta? Al nome. 

Dana, Dana Porter sta bene con tutto il mondo che si è creata e, soprattutto, si sposa con il nero, chissà perché. La immagino con un mantello lungo e scuro, stile dark, mentre con una mano sfodera il suo nuovo libro. 

Scopriamoli insieme. 


1.Eccoci Elena, o forse Daniela, o meglio...Dana. Dana Porter. Partiamo subito con la storia (abbastanza stramba) del tuo doppio nome. Quando e come nasce, invece Dana Porter? Se si pensa a Dana Harris Porter, si fa subito riferimento a politica e giurista canadese. Qui invece abbiamo a che fare con una giovane scrittrice.

 

Allora, il mio doppio nome… In pratica, i miei genitori avevano deciso che mi sarei dovuta chiamare Daniela Elena (il primo nome piaceva molto a mia madre, mentre il secondo era il nome della mia nonna paterna) solo che non si sa cosa sia accaduto, ma all’anagrafe hanno scambiato i nomi, quindi tutti i miei conoscenti/parenti/amici mi hanno sempre chiamata Daniela, però all’anagrafe il mio primo nome è Elena. Tutti i miei documenti riportano Elena Daniela come nome, quindi a scuola ho sempre dovuto specificare che preferivo essere chiamata Daniela e ancora adesso, se mi devo presentare con i documenti e mi chiamano Elena, io non rispondo perché non connetto il fatto che si stiano riferendo a me. Non vi parlo nemmeno della mia firma lunghissima, dato anche il cognome abbastanza lungo. Dana Porter, invece, è nato quasi per caso. Mia mamma, quando ero piccolina, amava chiamarmi con dei diminutivi e qualche volta lo fa ancora adesso (Dana/Dany) e non vi dico quanto mi arrabbiavo da piccola! Quindi l’utilizzo di Dana come pseudonimo è un omaggio a mia mamma. Mentre Porter, beh, non mettetevi a ridere, ma mi serviva un cognome che cominciasse per P (iniziale del mio vero cognome) e così, scorrendo con lo sguardo i libri che avevo nella libreria accanto a me, mi è saltato all’occhio “Harry Potter”, così Potter è diventato Porter… nulla a che vedere con la politica o altro!

2.Mentre concludo l'ultima parola della prima domanda, la mia testa accorre inevitabilmente alla tua prima fatica dal nome "Biografia di un Vampiro", destinata a chiamarsi trilogia. Quando e come nasce l'idea? Sei un'amante del genere in questione?

 

“Biografia di un Vampiro” è nato circa un anno fa, quando ero solita pubblicare i miei scritti su una piattaforma per autori/lettori. Lì avevo stretto diverse amicizie, tra cui una molto importante per me, con un ragazzo che stava scrivendo una storia fantasy. All’epoca, avevo appena ultimato la prima stesura di un romanzo rosa, che lui aveva letto. Un giorno, dopo aver guardato il film tratto da “Cime Tempestose” ed esserne rimasta profondamente delusa (romanzo meraviglioso, tra i miei preferiti, ma il film non è riuscito a trasmettermi le stesse emozioni), mi è venuta un’improvvisa ispirazione. Solitamente scrivo al portatile, ma non avevo tempo da perdere, quindi ho afferrato il cellulare e ho scritto quello che avevo in mente. La immaginavo come l’inizio di una storia d’amore nello stile di “Cime Tempestose”, quindi molto tormentata, un amore platonico, mai destinato a un lieto fine (tendo a essere drammatica nella scrittura). Solo che poi l’ispirazione mi aveva un po’ abbandonata, quindi per qualche mese quel breve capitolo è rimasto lì. Verso agosto dell’anno scorso, l’amico di cui vi parlo sopra, mi ha quasi lanciato una sfida: “Secondo me saresti bravissima come autrice di fantasy. Magari qualcosa genere Twilight al contrario.” Queste erano state le sue parole. Io amo le sfide, me ne lancio da sola a volte, quindi mi è tornato in mente quello che avevo scritto qualche mese prima e gliel’ho fatto leggere. Ed è così che quelle poche righe sono diventate il prologo di “Biografia di un Vampiro”, una trilogia che doveva essere un romanzo autoconclusivo, ma che è aumentato talmente tanto da essere quasi impossibile da pubblicare in un volume unico. A me piace leggere tutto, sono sempre stata una persona molto curiosa, avida di lettura, di sapere; mi piace crearmi una cultura generale in ogni ambito possibile, quindi non posso dire di essere un’amante del fantasy in particolare, ma ne ho letti molti. Però, c’è da dire che tra i miei libri preferiti c’è “Intervista col vampiro” di Anne Rice (scrittrice che adoro e che ha ispirato molto il mio stile di scrittura) e sono sempre stata affascinata dal mondo del sovrannaturale.

3.Un vampiro è spesso correlato ad un essere privo di sentimenti e cuore. Nei tuoi incipit su Instagram, pare che ci sia qualcosa di sentimentale. Sarà la volta buona che i vampiri sveleranno il loro lato più docile o quegli estratti "ingannano?"

 

Oh, quegli estratti ingannano, e tanto anche. Praticamente, il mio protagonista, Cedric Howard, è un vampiro privo di sentimenti, molto cocciuto e spesso crudele, ma racconta della sua vita umana, degli ultimi anni in cui il suo cuore batteva ancora, cuore che batteva solo per lei: Margaret Lewis. Cedric ha trascorso tutta la sua vita umana, fin dall’adolescenza e forse anche prima, innamorato di questa ragazza. Un amore travolgente, ossessivo, che lo ha portato a prendere delle decisioni che faranno storcere il naso a molti lettori. Nel secondo volume della trilogia, che uscirà alla fine del mese prossimo, si comincerà a conoscere più a fondo l’essere vampiro di Cedric, la sua sete di sangue, i suoi sentimenti spesso contrastanti e discutibili. È un vampiro con il cuore di ghiaccio come il colore dei suoi occhi, ma forse qualcuno sarà in grado di sciogliere un po’ di quel ghiaccio…

4.La tua neo pagina Instagram, prende vita quasi due mesi fa e pertanto conta già 500 followers. Qual è il segreto della tua divulgazione? Che genere di pubblico chiami all'attenzione?

 

Nessun segreto, anzi prima di rispondere a questa domanda sono andata a controllare perché non mi ero resa conto di aver raggiunto questo traguardo… Sicuramente il lavoro dei blogger ha aiutato moltissimo, non credevo davvero ce ne fossero così tanti disposti a darmi una mano nella promozione del mio romanzo e non immaginavo nemmeno che in così tanti si sarebbero affezionati ai miei personaggi. È una cosa che scalda il cuore, che fa sciogliere un po’ dei dubbi che credo abbia qualsiasi autore alle prese con la prima pubblicazione. Ho notato con molto piacere di avere un pubblico vario, sia per quanto riguarda l’età che per genere, credo questo aiuti anche. Ma davvero, non ci capisco nulla di marketing e strategie varie, possiamo chiamarla fortuna, non lo so.

 

5.Trattandosi di vampiri, tenebre e situazioni analoghe, rivolgo un applauso alla tua fantasia. Ma, nonostante si tratti di estro e stravaganza, c'è qualcosa di Elena tra le pagine? Se sì, a chi ti sei ispirata?

 

Qualcosina c’è e me ne sono resa conto a stesura ultimata tra l’altro. Uno dei personaggi, Edward Parker (l’editore che sta scrivendo l’autobiografia del protagonista) ha le mie stesse passioni: ama la montagna, è appassionato di storia e letteratura, è affascinato dai vampiri, è un editore (io sto studiando per diventarlo) ed è piuttosto abitudinario, proprio come me. Caratterialmente parlando, invece, mi ritrovo più nel vampiro Cedric; lui è tutto d’un pezzo, cocciuto, ma anche molto pratico; si fa trasportare molto dall’istinto ma spesso si pente delle decisioni prese (ma non lo ammetterebbe mai, proprio come la sottoscritta), inoltre non chiederebbe scusa nemmeno sotto tortura… esattamente come me. Ecco, diciamo che i più grandi difetti del protagonista di “Biografia di un Vampiro” sono anche i miei.

6."Ma lascia stare, cosa vuoi guadagnare?" "Meglio un lavoro da uno stipendio fisso" vocifera il popolo. Cosa ne pensi? Tu hai la filosofia del vampiro che non si arrende mai o pensi che ci debba essere anche dell'altro?

 

Io sono un po’ di qua e un po’ di là. Come dicevo, al momento sto studiando per ottenere un Master in editing, ma ho già lavorato all’editing di una dilogia di un’autrice nonché all’editing del mio romanzo e per me è un sogno che si avvera. Insomma, chi non sogna di fare della propria passione un lavoro? Io ci sto provando e sono una persona molto determinata, se voglio una cosa, mi impegno al massimo per ottenerla. Ecco, non mi sognerei mai di aspettarmi di guadagnare dai miei libri, ad oggi è davvero difficile vivere di scrittura, soprattutto quando si è praticamente degli sconosciuti. Però, dato che comunque ho una famiglia e non solo, per me è molto importante avere qualcosa di mio, non tanto in termini di guadagno, ma nel fatto di sentirmi utile, di impegnarmi in qualcosa (in pratica non lavoro da quasi quattro anni perché ho scelto di lasciare il lavoro quando sono rimasta incinta), mi sono data un termine entro il quale se il lavoro da editor non dovesse decollare mi terrò la passione e lo farò nel tempo libero, tornando al lavoro, ora che mio figlio andrà all’asilo.

 

7.Non ti conosco personalmente, ma nonostante la tua copertina (fighissima) sia di un colore scuro, il ti dipingo con toni accesi, quasi pastello. Di che colore sei tu adesso? 

 

Grazie per l’apprezzamento sulla copertina (tutto merito di una meravigliosa grafica che ho fatto impazzire per qualche mesetto)! Sai che non ci avevo mai pensato a un colore per me? Lo attribuisco sempre ai miei personaggi, ma mai a me stessa. Amo il blu (non vi dico i salti di gioia quando mi hanno comunicato che avrei avuto un figlio maschio, ho praticamente riempito la casa di azzurro/blu; che poi l’avrei fatto anche se fosse stata femmina!), è il mio colore preferito ed è il colore che secondo me mi rappresenta, ma non proprio pastello. Dicono che il blu sia il colore della tranquillità e della serenità ed è forse per quello che lo amo tanto, essendo io una persona tendenzialmente ansiosa. Ma torniamo a me perché mi sa che sto divagando un po’… Io mi ci rivedo più nei colori scuri e ora che ci penso non so nemmeno il perché. Forse perché sono una persona molto drammatica, non nella vita di tutti i giorni, ma nella scrittura e nella lettura: non amo i lieto fine troppo smielati, e per riuscire ad apprezzarlo in un romanzo, l’autore me lo deve far desiderare, sudare quasi. Ma anche perché nella vita di tutti i giorni sono molto pratica, non giro tanto attorno alle cose, ma vado dritta al punto, calcolo le variabili (pro e contro, cose così) su ogni minima cosa e predo una decisione subito… quindi, insomma, il nero sta bene su tutto, non serve perderci tanto tempo per abbinarlo, no?


Come darle torto a Dana Porter.




Intervista a cura di Viviana Fornaro Brambilla

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