Andretta Baldanza, la nostra editor che "prende il buono delle cose"

Ricordo ancora il mio primo "cuoricino" al suo selfie. Quell'espressione simpatica mi ha fatto sorridere già appena sveglia, in pigiama e con il mascara appena sbavato. Lei, impeccabile nelle sue onde, domandava se si avesse la voglia di vedere una faccia da lunedì. Comica, vera e diretta. Ma da quei post, c'è anche da imparare, sul serio. Non svelo di più, se no poi vi perdete il meglio delle sue confidenze. 

1) Andretta Baldanza, editor e autrice dagli oltre 6 mila followers, mica noccioline...piuttosto "scoiattoli in cerca di qualità", quella che tu doni, postando. Mi permetto di ironizzare, dato che i tuoi post emanano ciò, soprattutto uno, che gridava alla tua negativizzazione. Andretta, come hai affrontato, o stai affrontando, il Covid? Senza ombra di dubbio, avere uno spirito brioso contribuisce. Raccontaci, illustraci.


Buongiorno a tutti. Il covid è un'esperienza pazzesca, e non certo in senso buono. Sapete, da ragazza mi capitava di leggere sui libri di storia i grandi eventi come la peste del 1349 o quella del XVII secolo descritta nei Promessi sposi e di domandarmi con autentica curiosità come si vivesse in tempi così precari. Attenta a quel che chiedi, perché potresti ottenere risposta... la parola che ho usato, precari, è quella che meglio descrive la sensazione di essere malato di Covid. Né io né i miei familiari abbiamo avuto sintomi importanti, ma la consapevolezza che tutto avrebbe potuto cambiare nel giro di mezza giornata era davvero sempre con me. Te ne stai lì col sorriso, cercando di far passare il tempo (io scrivevo, mio marito lavorava, mio figlio comunque ha sempre frequentato le lezioni in DAD e chiacchierato con gli amici via meet, zoom, skype...) ma LO SAI che non puoi fare niente, assolutamente niente, se non aspettare e vedere come va. Certo, ridevo e scherzavo come sempre, non mi sono lasciata abbattere, ma avevo paura, inutile negarlo. Non so se sia perchè è ormai più di un anno che contiamo i morti, che sentiamo tutto e il contrario di tutto, che le notizie sono a volte contraddittorie, ma ammetto che non è stata un'esperienza piacevole, anche se 'prima' a volte mi piaceva dire ma sì, se me lo prendo tanto meglio, così poi sono a posto. Eh, insomma.

2) Non manchi mai di smorfie e dichiarazioni molto frizzanti. Sei così anche sul lavoro o bacchetti alla gran più bella? C'è una cosa che ti manda su tutte le furie? Se sì, sei solita affrontarle con il sorriso sulle labbra?



Oh, che sia un pregio o un difetto non saprei dirlo, ma con me è così: quello che vedi è quello che è. Non sono un tipo molto serio (scommetto che l'avevi intuito...), mi piace prendere le cose con una certa leggerezza, il che non significa in modo superficiale, ma semplicemente traendo il buono dove c'è, senza abbattermi troppo quando non c'è. Poi, in parte è anche questione di autoironia. La maggior parte di chi mi segue non mi conosce personalmente, ma io sono (molto) piccina di statura, bella rotondetta, e quindi ben lontana dai comuni canoni di bellezza. Inoltre sono una casinista, smemorata e disorganizzata. A un certo punto della mia vita mi son detta: Ok, sei così, che vuoi fare? Affliggerti o divertirti? Beh, ovvio, no? Perciò mi piace prendermi anche un po' in giro, se capita. È il mio carattere, e mi ha aiutato tantissimo a combattere le mie insicurezze. Una collega d'ufficio una volta mi disse che metto allegria a guardarmi, il che mi è sembrato il miglior complimento che mi fosse mai stato fatto.
Cose che mi mandano su tutte le furie ce ne sono, a vari livelli. Come tutte le persone di carattere aperto, non sono una che si arrabbia facilmente, però quanto mi girano, mi girano. L'intolleranza in tutte le sue forme, il razzismo in tutte le sue forme, l'ignoranza sventolata come una bandiera di cui andar fieri sono le tre cose penso che mi mandano in tilt tipo un toro davanti a un drappo rosso. 

3) Ripensando al lockdown precendente, c'è una persona o un espediente che ti ha alleggerito le giornate? Posso facilmente intuire che i libri abbiano fatto la loro parte.

Oh, sì, i libri senz'altro. Ero nelle fasi finali del mio ultimo romanzo, Fino alla fine della mia, ed ero molto impegnata con le revisioni, la cover, la programmazione dell'uscita ecc... quindi per fortuna avevo di che tener occupata la mente. Devo dire però che in casa siamo stati davvero bene. Molti hanno risentito di una convivenza h24 e così prolungata con tutta la famiglia al gran completo, senza poter uscire, senza poter far nulla... ma come disse mio marito dai, è andata bene, non ci siamo nemmeno tirati i piatti... Che romanticone, eh? Scherzi a parte, il fatto di essere stati molto bene tra noi e con il nostro figlio minore è stato sicuramente il fattore decisivo, quello che ci ha fatto superare la scorsa primavera mantenendo la salute mentale. O almeno, il livello di salute mentale precedente :-)  L'unica pecca in tutto ciò è che un mese prima del lockdown il mio figlio maggiore era partito per Dublino, e col casino che è successo non lo vediamo da allora. Ha 20 anni e saperlo da solo in una situazione del genere è stato francamente fonte di preoccupazione. Ma se l'è cavata! 

4) Tre romanzi, uno diverso dall'altro o c'è un collegamento fra essi? A quale tecnica ti rifai nella scrittura? Un consiglio agli esordienti?

Dunque, il primo romanzo in realtà è una dilogia, storicamente ambientata in danimarca nel X secolo, quindi ovviamente i due volumi sono strettamente legati. I successivi due romanzi invece sono stand alone, ma  il protagonista del secondo (Fino alla fine della mia) compare anche nel primo (Lo spazio tra noi) come comprimario. Le due trame sono molto diverse, perciò non è assolutamente necessario leggerli entrambi o in un ordine particolare. Il legame tra i libri è costituito dai due protagonisti che condividono una... come chiamarla... condizione molto particolare. 
Per quanto riguarda la tecnica di scrittura, mi piace scrivere in prima persona e a pov alternati. Di solito si alternano i due protagonisti principali, ma non è rara qualche incursione da parte di qualche comprimario che ha qualcosa da dire in un particolare punto della trama. Sono piuttosto prolissa, cosa che mediamente i miei editor non apprezzano molto, e mi piace essere piuttosto prodiga di dettagli quando descrivo i personaggi. Spesso inserisco nella trama piccole informazioni che 'non c'entrano' con la trama stessa ma che, per come la vedo io, arricchiscono il panorama e aiutano a centrare il personaggio. Per dovere di cronaca dirò che non tutti la pensano in questo modo, anzi, alcuni professionisti del mestiere tendono a essere molto severi e a tagliare ogni informazione non essenziale in nome della scorrevolezza. 
Il consiglio migliore che penso di poter dare a un esordiente è quello di non cercare di fare tutto da solo. È impossibile, fidatevi, ci sono passata. Ci vuole qualcuno che riveda il testo, almeno una correzione di bozze, e la cover deve essere professionale, non arrangiata. A meno di non essere Leonardo da Vinci nessuno ha tutti quei talenti insieme... occorre cercare aiuto. 

5) La critica più costruttiva e, se vogliamo, più fastidiosa e il complimento più gradito. 

La critica più fastidiosa me l'ha fatta mio figlio a proposito della trama che sto scrivendo. Gli ho raccontato come vanno le cose e lui mi ha guardato perplesso dicendomi il finale fa schifo, riscrivilo. Così, senza mezzi termini, senza indorarmi la pillola in qualche modo. Piatto. Ha 13 anni, diavolo, che mi aspettavo? :-) Tutto perché c'è un personaggio che secondo lui deve 'morire male' e che io invece avevo in qualche modo risparmiato. Che devo dirvi. Ho cancellato e sto riscrivendo...
I complimenti migliori invece sono sempre quelli che riguardano le emozioni suscitate. Se anche un solo lettore piangerà o riderà insieme ai miei protagonisti, allora io sarò soddisfatta.

6) C'è una regola che fa capo a tutte le regole? Questa domanda la rivolgo all'editor che c'è in te ed entra in campo all'occorrenza. A chi ti ispiri e come ti vedi tra 5 anni.




Come editor, secondo me la parola d'ordine è semplicità. Il compito di uno scrittore è emozionare. Gli arzigogoli ampollosi, le frasi roboanti, quel genere di letteratura autoreferenziale che gode nell'essere complicata, per come la vedo io, non ha proprio ragione di esistere. Cioè: non è che più scrivi difficile e più sei bravo. Anzi, tutto l'opposto. La bravura secondo me si vede nella capacità di arrivare a tutti, di suscitare quell'emozione che volevi indipendentemente dal tipo di lettore che ha in mano il libro. Lo scrittore in un certo qual modo deve scomparire: chi legge deve dimenticarsi che esiste un tizio che si è inventato tutto e credere di essere parte della storia. Quelli colti la chiamano letteratura immersiva e penso sia il più bel traguardo che uno scrittore possa raggiungere.
Gli autori che sono per me fonte di ispirazione sono essenzialmente due, non tanto per le cose che scrivono (anche se mi piacciono tantissimo) quanto per il modo in cui lo fanno: Stephen King e la J.K. Rowling post-Harry Potter. Quando finisci un romanzo o un racconto scritto da uno di loro, hai la sensazione che i protagonisti siano i tuoi vicini di casa, ti viene quasi voglia di suonargli il campanello e chiedere ehi, ma perché diavolo hai fatto quella cosa? Loro secondo me hanno una capacità incredibile di farti scendere dentro la storia fino a illuderti di viverla quasi in prima persona. Maestri di letteratura immersiva. Sono fantastici, e tra 5 anni spero di essere un centesimo di quello che sono loro.

7) Cosa intendi con la parola "successo"?  Pensi che si debba per forza arrivare a conquistarsi lo Strega o che basti sfiorare il cuore dei lettori? 

Il successo è un concetto subdolo che mediamente, nell'immaginario collettivo, passa attraverso l'arricchimento economico. Certo, guadagnare tanto è un indice che le cose stanno andando per il verso giusto, però col tempo e con i chilometri (perché non sono mai gli anni, che contano...) ho cominciato a rivalutare anche altri aspetti. A oggi, credo che una persona di successo sia quella che riesce a fare quello che le piace con soddisfazione, procurandosi una vita piacevole e sedendosi alla scrivania (o dovunque passi le giornate) col sorriso sulle labbra. E questo devo dire lo devo proprio alla scrittura. Lavoravo in una grande azienda online da moltissimi anni quando ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo, e il senso di appagamento che mi dava scrivere mi ha ricordato che quell'ufficio non faceva più per me da tempo, ormai. Un paio di anni dopo, siamo stati tutti licenziati e la sede spostata da Milano al Cairo. Era la fine del 2019 e questo fatto davvero brutto è stata la spinta che mi ha fatto decidere di cavalcare l'onda invece che farmi sommergere. Oggi l'editoria è non solo la mia passione, ma anche il mio lavoro full time, perciò posso dire di essere una donna di successo!


Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla tv a Magenta - Arriva Candida Livatino

Accendiamo i microfoni: tutta la verità su Booklet Magenta

Booklet Magenta: "sfogliando l'arte", tra libri e pittura