Chiara Farruggio e la sua vita come un puzzle

Un sorriso magnetico, in grado di rompere lo schermo di un pc. Talvolta, diamo per scontato che una persona debba gioire, quando gioia e felicità non sono esattamente la stessa cosa, soprattutto quando ti rendi conto che inizi a vivere solo "adesso". 

L'autrice di oggi, è alle prese con il puzzle più importante. Quando si sceglie di aprire la scatola insieme, ecco che dall'altra parte, quei pezzetti più o meno colorati, vengono ammirati come diamanti. Chiara li ha scelti con cura, mentre io ammiravo il suo fare.

Ma, quanto costano le amarezze della vita? A quale prezzo si pagano? Mica vero che il sorriso è la dimostrazione palese di chi ce l'ha fatta?  Chiediamolo direttamente a Chiara Farruggio, il cui riscatto le sta regalando le emozioni più belle e ora, se le gode tutte. 


1) Chiara Farruggio, quest'anno spegnerai le fatidiche candeline che ti daranno il benvenuto negli "anta". Sottintendendo l'età non dimostrata, vorrei chiederti come definiresti il periodo che stai vivendo.


Quando ci penso, ci scherzo un po', come se ne avessi paura. 
In realtà, sento che sto cominciando a vivere, sul serio, solo da qualche anno a questa parte; sai quando dici: "Ok ho tutti i pezzi del puzzle, adesso posso costruirlo" ?  Senti che finalmente tutto è come hai sempre voluto che fosse. Ecco è un momento della mia vita, in cui sto facendo i conti con le mie consapevolezze e di conseguenza è un momento di crescita interiore. 

2) Chiara, sei una docente ed una scrittrice. Due lavori o due passioni? Motivaci.
Un lavoro svolto con passione e una passione, anche se ad intermittenza. 

Tutto è cominciato tredici anni fa: avevo appena deciso di lasciare l'università, perché sentivo che la passione che mi teneva legata al mio corso di studi si stava via via spegnendo, trasformandosi in qualcosa che non volevo accettare.
Così visto che il mio diploma dava l'accesso alle graduatorie d'istituto, mi sono ritrovata a compilare la domanda, senza neanche crederci troppo. 
Non sapevo ancora cosa volessi fare nella mia vita. 
Di sicuro c'erano due cose: volevo lavorare e se, per farlo, potevo stare con i bambini, meglio ancora. 
Ho sempre adorato i bambini! 
Non ti nego che i primi anni è stata dura; molte volte volevo abbandonare perché non mi sentivo all'altezza. 
E continua ad esserlo, perché ogni anno ti fortifichi con nuove esperienze, ma il sorriso, l'abbraccio di un bambino e il vederlo crescere nei suoi successi è un'emozione immensa.
Per quanto riguarda, invece, la Chiara "scrittrice" diciamo che è una passione ad intermittenza. 
Dobbiamo fare un salto indietro e andare tra i banchi di scuola delle superiori. 
Annotavo emozioni, desideri e sentimenti che, ahimè, non erano mai ricambiati su un taccuino. 
Durante l'università, appunto, ho accantonato la scrittura e conservato quel quadernino in un cassetto.
Sette anni fa, attraverso i social, ho scoperto le "fan fiction": trascinate dall'ammirazione per attori o personaggi di film o serie tv, le fan scrivevano storie, romanzi su di loro. 
Così ho usato quello stile per esprimere quello che sentivo dentro, ma anche un bisogno che dovevo colmare e compensare...fino a quando, cinque anni fa, ho incontrato (finalmente, aggiungerei) l'amore e di colpo non ho più sentito l'esigenza di scrivere. 
Il pezzo del puzzle che mancava, lo avevo trovato. 

3) Dai tuoi post, scorgo un notevole interesse verso gli acquisti on-line,  ai quali cerchi di ovviare, dedicandoti alla scuola. Come hai vissuto lo scorso lockdown ed il periodo corrente? Racconta ai nostri lettori, le tue nuove abitudini, il quotidiano scandito con DaD e camminate sul tapis roulant (come ho visto dal tuo scatto). 

Quando ti trovi in una città che non conosci (per lavoro mi sono spostata dalla Sicilia alla Lombardia tra la provincia di Bergamo e quella di Milano, dove abito tuttora) gli store online sono una gran cosa! 
Lo scorso lockdown, a livello personale, è stata sia una doccia fredda (un po' come per tutti) ma anche una costrizione in un momento in cui cominciavo a sentirmi libera. A livello professionale, lavorando sul sostegno con bambini con gravi difficoltà a stare davanti ad uno schermo, è stato assurdo! E anche lì mi sono sentita impotente, come all'inizio della mia carriera. Ma almeno stavolta potevo dare la colpa al lockdown! 
In qualche modo il lavoro è stato fatto.
La foto del tapis roulant potrebbe essere la foto evento del lockdown...ahahah non sono mai stata una persona ginnica. Così ho pensato che era il caso di mettersi in movimento grazie al tapis roulant! E mentre tutti andavano al supermercato a comprare la farina per impastare, io mi sono fatta seguire per una dieta e a correre in casa. Posso dire di aver ottenuto un ottimo risultato!   

4) "La Tana di Buddy" è stato il tuo primo romanzo pubblicato lo scorso anno. Di cosa narra? Mentre tu, Chiara, dove ti rifugi quando vuoi dedicarti a te stessa? C'è qualcosa di te nella storia che andranno/andremo a leggere?



"La Tana di Buddy" è come il copione di un film in cui s'intrecciano le vite dei personaggi principali: Jesse, una ragazza dal passato tormentato da cui sta scappando e con cui continua a farci i conti; Jacko, un artista all'apice del successo che vede la sua vita sgretolarsi a causa di una grave perdita e di un conto in sospeso non da poco anche lui. E Buddy...!Buddy è colui che ti fa ridere, quello che riesce a strapparti il sorriso nel bel mezzo di una crisi isterica. E' complice sia della vita di Jesse che di quella di Jacko ed è il proprietario della "Tana". 
La Tana di Buddy è letteralmente il posto in cui i camionisti si fermano a ristorarsi dopo un lungo viaggio nelle immense strade dello Utah, ma anche lo scenario principale in cui le vite dei personaggi s'intrecciano.
Io? Dove mi rifugio? Ci pensavo proprio in questi giorni: il lavoro mi ha assorbito così tanto che non riesco a ritagliarmi un angolino in cui rifugiarmi. 
Paradossalmente ti potrei dire, e ringraziare allo stesso tempo, che mentre ti rispondo mi sembra di essermi rifugiata in un momento tutto mio, per la prima volta, dopo tanto tempo. 
Forse un po' logorroica, ma è l'effetto "scrittura". 
C'è talmente tanto di me nella Tana di Buddy! C'è tanto tra i pensieri e i ricordi di Jesse e fra le righe delle pagine. 



5) Nel nostro gruppo, #penna001, creato da Rasha, hai ammesso di sentirti non propriamente a tuo agio, quando raccontavi della tua prima video intervista. Cosa ti prova di più? Temi le critiche e/o preferisci esprimerti mediante la scrittura?

Le critiche purtroppo sono sempre state quelle che mi hanno ferito di più nella mia vita. 
Molte volte del tutto gratuite. Oggi si parla tanto di bullismo; ai miei tempi non era considerato tale: "sciocchezze da adolescenti" per così dire, a cui sicuramente non ho saputo reagire nel modo giusto e ne pago tuttora lo scotto. Sicuramente la scrittura è un'arma a doppio taglio: arma di difesa e d'attacco, quando voglio. Sì, nella scrittura e con la scrittura provo ad esprimermi in tutto e per tutto.
 
6) Chiara, sempre nel gruppo virtuale, hai comunicato alcuni estratti della tua vita da insegnante di sostegno. Quale pensi che sia il miglior sostegno? Raccontaci, se vuoi ovviamente, del rapporto che si instaura con un bambino speciale. Sarà molto contento per la sua insegnante che ha vestito i panni di scrittrice.

Se c'è una cosa che ho imparato nella mia professione è che non c'è una strategia migliore o standard da utilizzare con i bambini. 
Ogni bambino, ogni alunno è diverso: pensi che se a distanza di anni hai un altro bambino che deve imparare a leggere e scrivere, puoi utilizzare le strategie e gli strumenti che hai già usato in passato. Non è così, perché quel bambino ti fa capire che ha bisogno di qualcosa di diverso. Così imparo anche io con loro, giorno per giorno. 
I panni da scrittrice sono appunto il mio rifugio...non li porto a scuola. In pochi lì sanno, e neanche tanto, che ho scritto e pubblicato un libro. Diciamo che cerco di scindere il lavoro dalla "vita privata". 
Chiara ne approfitta per aggiungerci una risatina! 

7) Facciamo una breve interrogazione a cui puoi rispondere anche solo con i voti, ma motivando: quanto conta per te arrivare alla pubblicazione di un libro? Si è trattato di un lavoro "di getto" o di un progetto nel cassetto vivo da tempo? Come cerchi la tua tana, il tuo spazio intimo? Mentre, la penna che scrive sul foglio, o le dita che digitano a pc, quanto ti emozionano? Resterà una passione o penserai di convertirla in lavoro? 

Da quest'anno è cambiato il metodo di valutazione e, nonostante abbia qualche riserva in merito alle diciture ufficiali, ti darò dei giudizi(sorrido): arrivare alla pubblicazione di un libro è stata un'occasione colta al volo, mi offrivano la possibilità di vedere il mio manoscritto in formato cartaceo e ne ho approfittato. Mi sono buttata. Non ho mai scritto con l'intenzione di vederlo un giorno pubblicato o sugli scaffali delle librerie né tantomeno online. 
"La Tana di Buddy" ha due vite perché è stato scritto e riscritto a distanza di tempo. Rimarrà solo una passione che porterà le dita sulla tastiera quando le emozioni torneranno a bussare talmente forte da voler essere scritte. 
8) Aggiungi ciò che ritieni opportuno 

Ti svelo anche che ho qualcosa antecedente a "La Tana di Buddy" che aspetta solo il momento giusto per essere revisionato e arricchito per essere pubblicato.

"Hai posto delle bellissime domande, mi hai spianato la strada per confidarmi". 
"Chiara, sono io a ringraziarti. Digitare il proprio passato, è la forma più impegnativa". 



Intervista a cura di Viviana Fornaro Brambilla 

Commenti

  1. Bellissima intervista. Intensa e riflessiva, viene proprio la voglia di leggere il libro. Complimenti Chiara

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Dalla tv a Magenta - Arriva Candida Livatino

Accendiamo i microfoni: tutta la verità su Booklet Magenta

Booklet Magenta: "sfogliando l'arte", tra libri e pittura