Delicato è...intervistare Isabella Pojavis
Spesso le distanze si accorciano con una chiacchierata al telefono. Altrettante volte, le distanze si accorciano grazie alla potenza di un social che spesso riesce persino a trasmettere un abbraccio, anche fino in Lituania.
1- Isabella Pojavis. La domanda sorge spontanea: quali sono le tue origini?
Ciao Viviana, innanzitutto grazie mille per questa intervista.
Mi
piace molto la tua domanda sulle mie origini perché queste raccontano una parte
importante della mia storia, anche se, al momento, sono molto lontane dal luogo
in cui mi trovo.
Sono nata a Napoli, qualche giro della terra in torno al sole fa, e al momento vivo in Lituania.
Immagino
che la tua domanda nasca dal mio cognome. Pojavis, infatti, dovrei definirlo un
cognome artistico, anche se in realtà è il cognome di mio marito,e non un nome
inventato. Ho scelto di utilizzare Pojavis come scrittrice perché questo cognome
ha una storia un po’ particolare. Mio marito è lituano, ma per motivi storici è
l’unico nel suo paese ad averlo, nemmeno suo padre ha lo stesso cognome. Il
motivo è legato a diverse occupazioni straniere che hanno modificato nel tempo il
modo in cui questo si scriveva (il padre, per esempio,fa di cognome Pojawis con
la w). Per questo, lui si era ritrovato solo, con un cognome slegato da tutto, e
abbiamo deciso che fosse“destino”che diventasse il cognome di tuttala famiglia.
Abbiamo mantenuto Pojavis anche per le nostre figlie, anche se in Lituania si
dovrebbe declinare (dovrebbero fare di cognome Pojavite), e quindi mi sono
unita al gruppo.
Solo
in un secondo momento mi sono accorta che, utilizzando un cognome straniero,
davo l’impressione di non essere italiana.
Buffe le scelte.
2- Grazie al gruppo #penna001,
ideato da Alessandra, in arte "Rasha" di squi_libri, ci siamo
conosciute. Un bell'impatto, se ripenso a ciò che mi ha colpito: Delicato è.
Spesso e volentieri, pubblichi frasi che iniziano così. Tra queste, vorrei
soffermarmi sul pensiero, il voltare pagina, ballare a piedi nudi e
l'ascoltare, non ultimo. Cosa rappresentano per te? Che emozioni ti generano?
Delicato è… è un progetto che ho iniziato per il mio profilo Instagram qualche mese fa, ed è nato dalla necessità di esplorare il mio perché nella scrittura. Ci sono molti motivi per cui si scrive, ma il mio è sempre stato quello di piantare dei gigli, dei fiori delicati, pensieri delicati, perché credo che la delicatezza sia l’unica forza che abbiamo per rendere armonico questo mondo. A me piace raccontare le sfumature, i punti di vista meno conosciuti, dando loro rispetto e attenzione. Scrivo storie in cui la mente e le sue riflessioni sono il centro, e credo che l’ascolto, l’attenzione, la pazienza e l’apertura siano le poche qualità che ci permettano di accogliere il mondo nel mondo.
3- Durante lo scorso lockdown,
il respiro teneva banco, specie nelle rianimazioni che hanno purtroppo ospitato
moltissime persone. Quella frase, crea (almeno per me), una sensazione di
libertà, di voglia di respirare a pieni polmoni, senza mascherina. Cosa
intendevi tu? Quando non si poteva uscire, ballavi a piedi nudi e magari con la
musica a tutto volume? Come ti estraniavi?
La
mia storia con il Covid è stata molto diversa da quella vissuta in Italia, soprattutto durante
il primo lockdown. Ero in Lituania, e le restrizioni qui erano veramente minime.
Vivevo divisa tra le storie raccontate dalla mia famiglia e dai miei amici in
Italia, e quelle del mio presente. Proprio per questo, sono riuscita a scrivere,
in quel periodo, un romanzo dal titolo “La danza dei pinguini” che racconta una
storia d’amore tragica durante il Covid: vivevo il lockdown dal di fuori e potevo
raccontarlo. Però, devo dirti che anche quando le restrizioni sono aumentate anche
qui, seda una parte la mascherina mi fermava il respiro, quello che mi
spaventava di più è sempre stata l’assenza di contatto fisico, la paura nel
toccarsi e nello sfiorarsi. Sarà che ho studiato e lavorato con il
comportamento animale per anni, ma credo nell’importanza del contatto, e questo
mi è mancato tanto, e mi manca ancora adesso.
Per il resto, dovrei dire di sì, che ballavo scalza tra le parole dei miei personaggi. La fortuna di scrivere è quella di non essere mai da soli e di avere sempre aria nuova da respirare.
4- Delicato è...girare pagina. 2021/2021: come hai cambiato la pagina del calendario? Raccontaci qualcosa che vorresti fare sapere ai lettori e non hai ancora messo nero su bianco.
Il
mio 2021 è iniziato con un po’ di pessimismo. Ero stanca delle difficoltà della
vita di una scrittrice, difficoltà non solo economiche ma anche di
riconoscimento per il lavoro svolto, che ho deciso di lasciar stare le pagine e
trovare un altro tipo di “lavoro”. Ho resistito sei mesi, ma in quei sei mesi
non sono riuscita a scrivere nemmeno una parola:ero sempre stanca, nervosa e
triste…Quindi, ho scelto di tornare alla mia precarietà, al mio vivere in
bilico, e alla solitudine di chi si dedica alla scrittura.
L’ho
fatto perché le parole mi rendono viva, i miei personaggi mi aiutano a
domandare, crescere,imparare e non me la sentivo di abbandonarli, ne avevo
bisogno.
Quello
che vorrei dire ai miei lettori è di aspettarsi nuove storie, finali
imprevedibili e possibilità inesplorate. L’utilizzo di nuovi, per me,generi di
romanzo: da quello epistolare, all’autobiografia. Ho tanti progetti, sia in
mente che su carta,e che senza dubbio non si annoieranno.
Vorrei anche dire loro che non ho intenzione di rinunciare a quella che sono, anche se conosco bene il sacrificio di questa scelta, e che spero facciano lo stesso: che si ascoltino e si rispettino, perché è l’unico modo per rendere questo mondo un luogo di persone soddisfatte e in pace con sé stesse.
5- Isabella, sei autrice di due libri: "La danza dei pinguini" e "Tribù dei gigli". Per quale motivo si arriva alla pubblicazione? Entrambe sappiamo che molti colleghi depongono la loro opera sul desktop. Come pensi di fare la differenza tra gli emergenti?
In
realtà, ho pubblicato molti altri titoli. “La danza dei pinguini” è l’ultimo
libro che ho pubblicato ed è anche il mio primo romanzo lungo. La storia, come
vi ho accennato, racconta di un amore tragico ai tempi del Covid, a Milano.
Prima
di questo, ho pubblicato “L’uomo che camminava con un sellino sotto al
braccio”, una storia centrata sul come gli oggetti possano possederci, e sul come
l’amore e la possessività possano essere letti in modi uguali e diversi. Prima
ancora, ho lavorato a “Le scale”, un racconto breve su una reinterpretazione
del Cammino di Santiago. Una storia per me molto importante, visto che è
proprio su questo cammino che ho conosciuto mio marito.
Inoltre,
ho scritto diverse raccolte di racconti: alcune come unica autrice, e altre in
collaborazione (e.g. “Te cuento un cuadro” o “I sassolini di Pollocino”).
In
fine,“Il laccio”, pubblicato con Edizioni Ex-Libris, è un romanzo breve sulla
tematica della famiglia e del divorzio: un viaggio fantastico attraverso le
emozioni di una ragazzina.
Insomma,
negli ultimi cinque anni mi sono dedicata alla scrittura a tempo pieno, e sono
spuntati tanti gigli. (Li trovate tutti qui
https://www.amazon.it/Isabella-Pojavis/e/B07RT679MS
)
A
esserti sincera, non mi chiedo come fare la differenza, non credo che la vita
sia una competizione o un premio da vincere, o che ci sia qualcuno da superare.
Siamo tutti diversi, tutti unici. Ognuno ha la sua strada, e se sta seguendo
quello in cui crede e con cui si sente bene con sé stesso è comunque sulla
strada giusta.
Io
scrivo perché non posso farne a meno.
Vedo
molta sofferenza, molta insoddisfazione, molti sogni infranti e progetti
sbiaditi. Vedo vite che continuano senza una direzione e provo un bisogno
intimo di raccontare tutto questo in modo delicato, per porre attenzione alla
realtà che passa attraverso i miei occhi e darle voce, a mio modo. Nessuno
potrebbe farlo come me, come io non potrei farlo come nessun altro.
In
generale, però, posso consigliare i miei libri a chi ama fare dei viaggi
introspettivi, a chi si domanda che tipo di persona voglia essere, e a chi
crede che le emozioni debbano sempre essere ascoltate, comprese e vissute.
6- Delicato è...ascoltare. Tu sei più brava ad ascoltare o a parlare? Quanto pensi sia fondamentale, nella società moderna, aprire le orecchie e tacere all'occorrenza?
Io
parlo troppo, senza dubbio! Ma una cosa che sto imparando, vivendo nel Nord
Europa, è proprio questa: ad ascoltare chi mi sta accanto, a restare in
silenzio e dare meno per scontato i pensieri altrui. Questo è quello che che
cerco di fare anche nelle mie storie, dare voce a chi la pensa in modo diverso,
a chi si sente fuori luogo, a chi si sta cercando e ancora non si è trovato.
Credo però che, come in tutte le armonie, bisogna avere entrambe le abilità: quella di esprimersi liberamente, senza pensare al giudizio o all’opinione altrui, ma anche quella di saper ascoltare quello che gli altri hanno da dirci.
7- I tuoi progetti futuri? Pensi che la permanenza casalinga, ti abbia dato l'opportunità di farti conoscere coi canali web?
Progetti
futuri, ti direi migliaia. Presto uscirà un nuovo romanzo epistolare dal titolo
“Innesto di un’arancia dolce”. Il romanzo si ambienta tra la Spagna e la
Lituania e parla di un’adozione, ma soprattutto dell’accettazione di noi
stessi, del nostro passato e del nostro presente, per un futuro che ci si
addice di più.
Spero
che uscirà presto, ma non so ancora la data, al momento è in revisione. Le reti
sociali mi hanno aiutata a definirmi più che a farmi conoscere, se devo esserti
sincera. Sono abituata al contatto come ti ho detto, e mi blocco un po’ quando
devo scrivere o mettermi in un video per comunicare.Di solito, sono molto
spontanea, e la preparazione dietro ai social a volte mi confonde.
La
maggioranza dei miei lettori sono persone conosciute o amici di amici e questo mi
dice di dover migliorare molto la mia arte “social”; ma lentamente, le cose non
nascono in un giorno.
Nel frattempo, lascio che le mie storie parlino per me.
8- Aggiungi note a piacimento
Vorrei
invitare tutti i lettori di questo post a dirmi che cosa sia per loro delicato:
che cosa aggiungerebbero alla frase Delicato è…
Inoltre,
vorrei invitarli a seguirmi sulla mia pagina Facebook e Instagram (Isabella
Pojavis), per entrare a far parte di questo giardino di parole che sto
piantando, e per insegnarmi a essere un po’ più social, soprattutto adesso, che
la distanza sociale ci allontana e abbiamo un bisogno ancora maggiore di
vicinanza.
Intervista a cura di Viviana Fornaro Brambilla
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